Intervista a Don Kokou Jean Tsogbetsey, parroco di Grazzano Badoglio

Don Jean, come tutti lo chiamano, ha poco più di 50 anni. È nato a Togo e ha seguito i suoi studi sacerdotali in Italia. Nel 2016 fu nominato parroco di Grazzano Badoglio. È risponsabile di tre parrocchie e d’una frazione d’un altra. Per assistere i suoi 1500 parrocchiani deve percorrere un raggio di circa 10 chilometri.

La sua sede è a Grazzano e da lì si sposta a Penango, con la sua frazione Cioccaro e Cereseto. Il vescovo di Grazzano è Monsignore Gianni Sacchi, che ha sede a Casale Monferrato.

La comunità del suo territorio è molto fedele. Secondo don Jean, i parrocchiani hanno molta fede e questo si vede in alcune pratiche religiose come la benedizione delle case. “La gente vuole ricevere questa benedizione ogni anno e in segno di gratitudine danno un contributo finanziario per collaborare a sostenere la parrocchia”. Anche i funerali sono momenti condivisi con la maggioranza della comunità. La famiglia del defunto viene accompagnata con la preghiera del rosario e con la messa funebre. Questi sono momenti in cui si sperimenta fortemente il sentimento di comunità.

Anche battesimi, comunioni e cresime sono seguiti con molta attenzione dai fideli. Forse il sacramento meno presente è quello della confessione. Le persone raramente frequentano questo sacramento. Papa Francesco ha detto che dobbiamo aiutare le persone ad avvicinarsi alla confessione affinché capiscano che non lo fanno per essere giudicati, ma per rinnovare il cuore con il perdono e aprirsi alla grazia divina. Un tempo i sacerdote potevano rifiutare di dare l’assoluzione se ritenevano che il credente non fosse veramente pentito. Oggi invece, il Papa afferma che l’assoluzione va sempre data perché è un passo verso la riconciliazione e la permanenza nella Chiesa.

L’impegno dei parrocchiani è sempre centrato sulla messa. È ciò che chiedono di più. Tuttavia, quando nascono iniziative per avere una messa condivisa tra più comunità, non si ottengono buoni risultati. Questo si chiama “campanilismo”, tutti vogliono che si celebri la messa nella propia Chiesa e vogliono essere chiamati con il proprio “campanile”.

Nella parrocchia di Grazzano si insegna il catechismo, ma nelle piccole comunità non si può farlo perché ci sono pochissimi bambini. In quel caso, i bambini devono seguire i corsi di catechismo in un altro paese vicino.

Ci sono iniziative celebrate da tutti, come i festeggiamenti dei Santi Vittore e Corona, patroni di Grazzano, a cui la gente partecipa attivamente. Nel comune di Cioccaro, di solito è presente una banda musicale. Si celebra la messa, si percorre un chilometro e mezzo di processione, si vendono i dolci e si svolge un momento conviviale.

Interrogato sui problemi della comunità e della famiglia in questa regione, don Jean afferma che il problema più grande è che “manca la materia prima”. Le coppie sposate non hanno figli e questo fenomeno stà portando al invecchiamento della popolazione. Oggi a questo fenómeno di mancata procreazione è stato dato il nome di “inverno demografico”. Senza giovani, non ci sono forze di rinnovamento. È necessario rivedere questo punto. Nel mondo ci sono regioni e perfino continenti con una crescita significativa della natalità, come ad esempio l’Africa, tuttavia in Italia e in questa regione in particolare, le famiglie hanno sempre meno membri.

“Molte persone che conoscevo quando sono diventato parroco e che venivano in Chiesa sono già morte, ma non ce ne sono altre persone che possano sostituirle. Una famiglia dovrebbe avere almeno due figli per mantenere stabile la base della popolazione”.

Secondo Don Jean, la sua vita sacerdotale si basa sulla comunità, sulle proprie pratiche religiose e sugli incontri con i colleghi sacerdoti della regione con cui condivide giornate di lavoro e di riflessione.

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