Azienda vitivinicola Renato Capretto

[Al final, versión en español]

Dalla sala di degustazione dell’azienda vitivinicola renato Capretto si gode il
vino prima di berlo. Lo si intuisce contemplando i vigneti che disegnano con i
loro solchi una geometria piena di vita. Dalla vite provengono le uve che dopo
un meticoloso processo a partire della vendemmia diventano il vino che è la
carta d’identità del Monferrato. Quando si aprono le bottiglie, l’atteso suono
della stappatura dà inizio alla gioia dell’incontro tra familiari e amici. A
Capretto, la degustazione non è soltanto un’istanza tecnica. È molto di più. È
condividere il mistero che ogni bottiglia porta dentro.
In questo contesto di natura e cultura, abbiamo parlato con Renato Capretto e
sua moglie Alina, che ogni mattina hanno la fortuna di svegliarsi osservando le
incantevoli colline del Monferrato.

Renato Capretto
Sono il proprietario di questa azienda vitivinicola, situata a Napoli 15, Grazzano
Badoglio. Disponiamo di 15 ettari di vigneto, dove produciamo vini da vitigni
Barbera, Grignolino, Chardonnay e Sauvignon. Produciamo anche due spumanti
da Pinot Nero e Chardonnay. Quest’anno stiamo sperimentando il metodo
classico per produrre spumanti che saranno pronti in circa ventiquattro mesi.
Per fare gli spumanti utilizziamo il metodo tradizionale champenoise, ma
poiché il nome di questo metodo è regolato da trattati di denominazione di
origine, non può essere utilizzato e deve essere detto “metodo classico”.
La storia della nostra azienda vitivinicola inizia a Grazzano più di quattro
generazioni fa. Io sono nato in questa struttura cinquant’anni fa e ho sempre
vissuto tra i vigneti. Ricordo che da bambino avevo sentito parlare del mio
bisnonno Marcello, che si distingueva per i suoi capelli rossi. Tuttavia, so che
nella mia famiglia ci sono state più generazioni dedite alla viticoltura, ma non
ho modo di documentarlo.
Le origini che sono riuscito a rintracciare risalgono all’inizio dell’Ottocento. Da
quel momento fino ad oggi possiamo dire di mantenere lo stesso amore per il
territorio e per il nostro vino ma ci siamo evoluti in alcune modalità di
produzione.

A quei tempi, gli stabilimenti agricoli erano misti. Si producevano vigneti, ma
anche i foraggi, usando il metodo “seminativo”, in cui le viti sono allineate in
modo da formare una sorta di graticola. Il vino era prodotto principalmente con
uve Barbera e Grignolino. Altre uve sono state poi coltivate per vinificare
secondo le esigenze del mercato internazionale. Tutti i nostri vigneti si trovano
a 500 o 600 metri dall’azienda.
Attualmente, nella nostra azienda agricola di famiglia lavoriamo con la
consulenza di un agronomo e di un enologo. Abbiamo un figlio di 13 anni, che è
ancora troppo giovane per sapere se vorrà dedicarsi a questa attività in futuro,
ma che vive sempre a contatto con l’ambiente dei vigneti e della produzione.
Vendiamo il 20% della produzione al settore HoReCa e il resto ad acquirenti
privati. Abbiamo una clientela molto ampia e siamo conosciuti su tutto il
territorio.
Alcuni acquirenti erano già clienti di mio padre. I nostri contatti commerciali si
trovano in Piemonte, Liguria e Lombardia. Non siamo focalizzati sulle
esportazioni. Siamo una piccola azienda e lavoriamo a livello nazionale, ma ne
vendiamo una parte nei Paesi Bassi e in Germania.


Il Grignolino
Il Grignolino è un grande vino, molto buono, molto delicato ma non è facile da
vendere. L’acquirente deve avere una sensibilità particolare per questo tipo di
uva che dà un vino molto elegante. In estate si può bere a 14 o 15°C ed è molto
piacevole.
La nostra zona è speciale per la produzione del Grignolino. E’ una terra bianca,
con tufo e tutto il necessario affinché le uve raggiungano il loro punto ottimale.
Non è un vino così conosciuto e per questo motivo è comunque necessario
trovare un modo per farlo conoscere. Il nostro Grignolino ha una gradazione
alcolica tra i 13 e i 15%.
Il Barbera, invece, è un vino di grande struttura, tipico della nostra regione, con
una gradazione alcolica di 16,5%.

Dalla damigiana al box
Le usanze sono cambiate. Anni fa, il vino veniva bevuto in ogni casa durante il
pranzo. Oggi non è più comune pranzare con la famiglia e ancor meno bere

vino a mezzogiorno. I giovani bevono altre bevande e quando comprano il vino
è per il fine settimana. Questi cambiamenti d’epoca devono essere presi in
considerazione quando si analizza il target dei consumatori e come approcciare
una strategia di marketing. Nel mio caso specifico, i miei consumatori hanno
un’età media abbastanza alta.
In passato la damigiana veniva utilizzata molto per acquistare il vino e poi,
seguendo una sorta di rituale, il vino veniva imbottigliato in ogni casa,
chiudendo perfettamente ogni bottiglia per impedire l’ingresso dell’ossigeno.
Oggi gli anziani non vogliono più portare la damigiana e fare il lavoro di travaso
del vino. Ecco perché offriamo loro il box da dieci litri, molto pratico e con un
dispenser che aiuta a impedire l’ingresso di ossigeno. Tuttavia, per noi e per
molti di noi che viviamo qui, la bottiglia non è la stessa cosa della scatola,
soprattutto perché il momento della stappatura è importante. Ci piace il rito
dell’apertura della bottiglia.

Guardare il cielo
Penso che in tutti questi anni abbiamo sviluppato il nostro lavoro cercando i
metodi migliori e sperando ottenere i migliori risultati. Siamo bravi a fare il vino
ma la variabile fondamentale è il cielo. La temperatura, la quantità di
precipitazioni e la grandine possono cambiare la qualità di un vino da una
stagione all’altra.


Hacienda vitivinícola Renato Capretto
Desde la sala de degustación de la hacienda vitivinícola Renato Capretto se
disfruta del vino antes de beberlo. Se lo intuye contemplando las viñas que
dibujan con sus surcos una geometría plena de vida. De la vid provienen las
uvas que después de un proceso meticuloso a partir de la vendimia, se
convierten en el vino que es carta de identidad del Monferrato. Cuando se
abren las botellas, el esperado sonido del descorche da inicio a la alegría del
encuentro entre familiares y amigos.
En Capretto, la degustación no es sólo una instancia técnica, es mucho más, es
compartir el misterio que lleva adentro cada botella.
En este contexto de natura y cultura, dialogamos con Renato Capretto y su
esposa Alina, quienes cada mañana tienen la fortuna de despertarse
observando las encantadoras colinas del Monferrato.

Renato Capretto
Soy propietario de esta explotación vitivinícola, localizada en Napoli 15,
Grazzano Badoglio. Tenemos 15 hectáreas de viñedos, en donde
producimos vinos a partir de los cepajes Barbera, Grignolino,
Chardonnay y Sauvignon. Hacemos también dos espumantes a partir de
Pinot Noir y Chardonnay. Este año estamos probando implementar el
método clásico para producir espumantes que estarán listos
aproximadamente dentro de veinticuatro meses. Para elaborar los
espumantes utilizamos el tradicional método “champenoise”, pero como
el nombre de este método está regulado por tratados de denominación
de origen, no se puede usar y se debe decir “método clásico”.
La historia de nuestra hacienda vitivinícola comenzó en Grazzano hace
más de cuatro generaciones. Yo nací en este establecimiento hace
cincuenta años y siempre he vivido entre las viñas. Recuerdo que de
pequeño escuchaba hablar de mi bisabuelo Marcelo, que se distinguía
por ser pelirrojo. Sin embargo sé que hubo más generaciones en mi
familia dedicadas a la vitivinicultura, pero no tengo modo de
documentarlo.

Los orígenes que yo pude rastrear llegan a principios del Siglo XIX. Desde
ese momento hasta hoy podemos decir que mantenemos el mismo amor
por el territorio y por nuestro vino, pero hemos evolucionado en algunos
modos de producción.
En aquellos tiempos los establecimientos agrícolas eran mixtos. Se
producían vides, pero también forraje con el método “seminativo”, en el
cual las vides se alínean de tal manera que forman una especie de grilla.
Principalmente se producía el vino con uvas Barbera y Grignolino. Luego
se cultivaron otras uvas para lograr vinos según los requirimientos del
mercado internacional. Todas nuestras viñas se encuentran a 500 o 600
metros del establecimiento.

Actualmente, en nuestra hacienda familiar trabajamos con el
asesoramiento de un agrónomo y un enólogo. Tenemos un hijo de 13
años, todavía muy joven para saber si querrá dedicarse a esta actividad
en el futuro, pero que vive siempre en contacto con el entorno de las
viñas y de la producción.
Vendemos el 20 por ciento de la producción al sector HoReCa y el resto a
compradores privados. Tenemos una clientela muy amplia y somos
conocidos en todo el territorio. Algunos compradores fueron ya clientes
de mi padre. Nuestros contactos comerciales se encuentran en el
Piamonte, Liguria y Lombardía. No estamos enfocados en la exportación.
Somos un establecimiento pequeño y trabajamos a nivel nacional, pero
vendemos algo en los Paises Bajos y Alemania.

El Grignolino
El Grignolino es un gran vino, muy bueno, muy delicado pero no es
sencillo de vender. El comprador tiene que tener una sensibilidad
especial para este tipo de uva que da un vino muy elegante. En el verano
se puede beber a 14 o 15°C y es muy agradable.
Nuestra zona es especial para la producción del Grignolino. Es una tierra
blanca, con toba y con todo lo necesario para que la uva logre su punto
óptimo. No es un vino tan conocido y por esa razón aún es necesario
buscar el modo de darlo a conocer. Nuestro Grignolino tiene una
graduación alcohólica de 13 a 15%. Por su parte, el Barbera, es un vino
con una gran estructura, propio de nuestra región, con una graduación
alcohólica de 16,5%.

De la damajuana al box
Las costumbres cambiaron. Años atrás se bebía el vino en todas las casas
durante el almuerzo. Hoy ya no es habitual que se almuerce en familia y
menos aún que se beba vino al mediodía. Los jóvenes toman otras
bebidas y cuando compran vino es para el fin de semana. Hay que tener
en cuenta estos cambios de época cuando se analiza a qué perfil de
consumidores se dirige un producto y cómo encarar estrategias de
comercialización. En mi caso concreto, mis consumidores tienen una
edad media bastante alta.
Antiguamente se usaba mucho la damajuana para comprar vino y luego,
siguiendo una especie de ritual, se embotellaba en cada casa cerrando
perfectamente cada botella para evitar el ingreso de oxígeno.
Hoy los ancianos ya no quieren cargar con la damajuana y realizar el
trabajo de trasvasar el vino. Por eso les ofrecemos el box de diez litros,
que es muy práctico y con un dispenser que ayuda a evitar el ingreso de
oxígeno. Sin embargo, para nosotros y para muchos de los que vivimos
aquí, no es lo mismo la botella que el box, especialmente porque el
momento del descorche es importante. Nos gusta el ritual de abrir la
botella.


Mirar al cielo
Creo que en todos estos años hemos ido desarrollando nuestro trabajo
buscando los mejores métodos y esperando obtener los mejores
resultados. Somos buenos haciendo vino pero la variable fundamental es
el cielo. La temperatura, la cantidad de precipitaciones y el granizo
pueden cambiar la calidad de un vino de una temporada a la otra.

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